venerdì 2 marzo 2007

Articolo "a favore" pubblicato su Dweb (Repubblica)

L'intero articolo lo potete leggere su:

www.dweb.repubblica.it/dweb/2001/12/23/attualita/attualita/066str23266.html

Di seguito alcuni estratti:

"...I figli non sono più, da tempo, ciò che tiene in vita le coppie, anzi...Possiamo considerare i Dink come solide avanguardie del futuro", osserva Francesco Morace, sociologo, presidente del Future Trend Lab di Milano. "Fanno parte delle 567 mila coppie che al 1998, secondo l'Istat, non avevano mai procreato", scrive Fiammetta Bonazzi nel libro "Dink, Doppio reddito niente bambini" (Castelvecchi). In Europa, i Dink rappresentano un nuovo ceto di riferimento sociale e consumistico. Un'indagine Eurostat condotta su 148 milioni di famiglie dell'Ue indicava già nel 1994 che le coppie senza figli, indipendentemente dalle cause, erano pari al 19%. Ovvero quasi un nucleo su cinque, con punte del 24% in Germania, del 22% in Gran Bretagna, del 21% in Francia, mentre l'Italia presentava un 14%. La novità è nel vivere l'assenza di prole in modo trionfante, piuttosto che come una mancanza o un fallimento. Ma anche nell'avere doppia carriera e doppio reddito. "Un famiglia centrata solo sui partner", sottolinea Saraceno, "che rispecchia la convinzione di poter avere i figli quando si vuole. Quello che colpisce non è tanto che i due aspettino a diventare genitori, ma che dicano: 'Prima voglio fare questo, questo e quest'altro ancora'. Non si tratta solo di legittime strategie rispetto alla carriera, specie per le donne che altrimenti rischierebbero di perdere il treno, ma soprattutto di: 'Voglio fare cose che mi divertano'. Un atteggiamento più esplicito di qualche decennio fa. Ma forse, allora, eravamo più fasulle. Volevamo lo stesso non avere figli e fare quello che ci piaceva, ma avevamo bisogno di motivazioni nobili, come l'impegno politico". Comunque adesso, molto più che negli anni Sessanta, la situazione normale è essere infecondi. "L'uso dei contraccettivi è ormai così diffuso", insiste Saraceno, "che tornare alla fecondità deve essere una scelta intenzionale. C'è dunque un sovraccarico di decisionalità. Quand'è che sono pronta?". Un'evoluzione femminile che, secondo Fiammetta Bonazzi, coglie di sorpresa il maschio, costretto ad avere a che fare con una donna responsabile di se stessa, della famiglia, del lavoro. La situazione lo ha lasciato disorientato: non più pater familias ma amico. "Nella classica coppia Dink, entrambi i partner sono sicuri della loro scelta", continua Bonazzi. "La sessualità è molto importante perché fa parte della componente ludica, giocosa, che è alla base dell'intesa. Quando va in crisi, viene meno una componente fondamentale. Sotto questo aspetto, la coppia Dink è molto impegnativa: richiede di essere continuamente vivificata, rigenerata, ricreata". I due sono felici? "Sì, finché riescono a ignorare i modelli culturali dominanti. Finché sanno tenere alta la loro scelta con leggerezza. Finché rimangono liberi di testa, capaci di vivere nel presente". Vivere nel presente? "Sì, perché tutto quello che li sposta verso obbiettivi futuri, un po' li spaventa. Non a caso i Dink sono innamorati di Internet, il regno del non tempo. La Rete è uno specchio del nostro mondo, dove però non esistono passato né futuro. C'è, in queste persone, la convinzione che, grazie alle nuove tecnologie, il figlio si possa fare sempre più in là, che ci si possa clonare, o comunque riprodurre in modi non tradizionali, slegati dai condizionamenti biologici". Il loro identikit? "Tra i 30 e i 50 anni, metropolitani, del nord, laureati spesso con master, ad alto reddito, viaggiatori indefessi, curiosi..."